30 agosto 2007

Quando un film fa bene all’anima

Non vi è mai capitato di sentire il bisogno di vedere un film che avete già visto? A me succede spesso, è per questo che ne posseggo tanti, per poterli guardare quando voglio. Ci sono film che guardo ciclicamente (Roxanne, Blade runner, Marrakech express, Fandango, The Blues Brothers, ecc) perché mi fanno stare bene, altri che riguardo con meno frequenza ma che mi emozionano lo stesso. Oggi pomeriggio avevo un paio d’ore libere e mi sono rivisto The Commitments di Alan Parker: GRANDISSIMO!!! Quando uscì nel 1991 ne rimasi folgorato e, da allora, ascolto assiduamente la musica soul. Per me è stato come tornare a casa, sentire parlare di musica in quel modo… pura poesia!!! Il film è ruvido e sporco, sembra quasi un documentario sul degrado urbano, i protagonisti (tutti dilettanti) sono talmente naturali che ci si scorda che stanno recitando. E poi… c’è il soul! È il Soul il protagonista assoluto di questa pellicola, straripa e pervade ogni fotogramma con energia e sudore. Il connubio Alan Parker e Roddy Doyle (autore del libro) ha partorito un’opera perfetta che, a distanza di sedici anni, non ha perso il suo grande potere ammaliatore. Sono rimasto estasiato come la prima volta che l’ho visto e mi sono ritrovato a ballare come uno scemo “In the midnight hour” di Willson Pickett. Un Nonno all Black!!!

22 agosto 2007

Sono tornato!!!


Dopo 12 giorni e 4700 kilometri sono di nuovo qui a tediarvi con i mie sproloqui sulla settima arte. Per tenere fede alla funzione sociale di questo blog, ho accompagnato la mia nipotina Emma a vedere Shrek Terzo. Siete contenti? Io si!!! Forse avrei dovuto dire che è stata lei ad accompagnare me, visto che ho riso molto di più di lei!!! Come avrete certamente capito anche questo capitolo della saga dell’orco verde è molto piacevole e divertente, non raggiunge la perfezione del capostipite della trilogia ma si difende bene. Inutile dire che la computer grafica ha raggiunto vette inimmaginabili, questi cartoni in 3D sono una meraviglia per gli occhi. Le superfici, i riflessi e tutti i personaggi sono perfetti: quasi meglio della realtà. Un giochino che mi diverto fare con questi film, è riuscire a cogliere tutte le citazioni di cui sono infarciti, ne ho scovate quattro ma, per non rovinarvi la sorpresa, non le menzionerò (sarò un bastardo!!!). Gli autori Jeffrey Price, Peter S. Seaman, Jon Zack si sono divertiti a rimescolare favole e personaggi regalandoci una sceneggiatura scoppiettante e spassosa, forte ormai di personaggi entrati nell’immaginario collettivo. La saga “orchesca” avrà vita lunga, sono già annunciati il quarto e il quinto episodio nei prossimi cinque anni. Il consiglio del che mi sento di darvi è di andare a vederlo, cominciare una nuova stagione cinematografica con un sorriso è di buon auspicio!!!

06 agosto 2007

Sono in ferie!!!

Le ho aspettate tanto e finalmente sono arrivate: LE FERIE!!! Prima di partire per la Sicilia con la mia dolce metà, ho intenzione di tediarvi con le mie recensioni, non vi rendete conto di cosa vi aspetta, mi sto sparando un film al giorno, tutta robetta leggera come Correndo con le forbici in mano, Il terzo uomo, Little miss sunshine, Ballroom dancing e via discorrendo. Bando alle ciance e cominciamo!!!
Ho visto Correndo con le forbici in mano perché mio fratello me ne aveva parlato e mi incuriosiva il titolo, non sapevo assolutamente niente su questo film e questo, a volte, è positivo. Come sempre poca trama (raccontare il film è banale e poco Caga-alto), solo sensazioni. Questo film tratto dal romanzo omonimo di Augusten Burroughs, ci mostra l’adolescenza tormentata e inquieta dell’autore del libro che risente della personalità disturbata della madre (interpretata da una sempre più brava Annette Bening). Fin qui niente di nuovo!!! La parte che rende questo film diverso inizia quando la madre da in affidamento Augusten al suo psicoterapeuta (Brian Cox), un ciarlatano che vive dissanguando i suoi pazienti prendendo in affido figli difficili. La pellicola non è perfetta ma riesce ad emozionare mettendo in scena un piccolo mondo strano e disperato che vorrebbe diventare normale ma non ci riesce e nel tentativo cresce e diventa interessante proprio perché diverso ed originale.
Se siete ancora assetati di diversità non vi resta che guardare Little Miss Sunshine. Forte di due Oscar, uno per la miglior sceneggiatura originale e l’altro ad Alan Arkin come miglior attore non protagonista, il film è una commedia surreale su una famiglia un po’ strampalata. Gli interpreti sono tutti bravi ma la menzione d’onore va alla piccola Abigail Breslin che interpreta, con incredibile naturalezza (io l’avrei dato a lei l’Oscar come non protagonista), il personaggio di Olive. Altrettanto bravo è Alan Arkin che ci regala un nonno sporcaccione, drogato ma incredibilmente tenero con la sua nipotina. Little Miss Sunshine merita un bel 9!!!
Cosa state aspettando andate subito a noleggiarlo!!!
Un Nonno autoritario.

03 agosto 2007

È iniziata l’estate

Non sto parlando dell’estate meteorologica, questo è un blog di cinema (anche se ultimamente i commenti sono quasi tutti d’ammore), parlo dell’estate in sala, dell’estate che non fa più chiudere per ferie ma non fa neanche uscire film degni di questo nome. E noi, cineasti Caga-alto? Ci tuffiamo sui DVD!!! Quale periodo migliore per vedere film della scorsa stagione che abbiamo perso o rivedere film che abbiamo particolarmente amato?!?
Forte di questa convinzione ho inserito nel mio lettore Letters from Iwo Jima, ultima fatica del grandissimo Clint Eastwood, che racconta la battaglia svoltasi in quest’isola del pacifico durante la seconda guerra mondiale tra giapponesi ed americani. L’anno scorso il ruvido Clint ci aveva parlato della stessa battaglia in Flags of our fathers, due film per raccontare lo stesso avvenimento da punti di vista diametralmente opposti. Mai nessuno aveva fatto una cosa del genere, mai nessuno aveva tentato di andare così in profondità, di scavare dentro l’animo umano per portarne alla luce drammi e contraddizioni.
Questo capitolo giapponese è meno grandioso del fratello americano, quasi tutta la trama si svolge dentro le gallerie scavate dai soldati nipponici, è molto più tetro e claustrofobico, quasi a voler sottolineare l’inutilità della guerra.
Con questo secondo film su Iwo Jima (a mio avviso migliore del precedente) Eastwood ci grida che non ci sono buoni o cattivi, non ci sono guerre giuste o ideali per cui val la pena di morire, c’è solo la guerra che, da qualsiasi parte la si guardi, porta solo morte e distruzione.
Dopo questa tirata da santone, ristabilisco il giusto equilibrio raccontandovi che da una settimana mi stavo preparando psicologicamente per affrontare Letters from Iwo Jima in giapponese con sottotitoli in italiano. Mercoledì mi sentivo pronto, ero dell’umore giusto. Ho Inserito il DVD nel lettore e… il narratore ha iniziato a parlare in italiano. Dopo il primo momento di stupore, mi sono reso conto che l’edizione digitale è stata doppiata?!?!?!?!?!
Il cineasta Caga-alto che è in me ha cercato il telecomando per selezionare l’audio in giapponese ma il pigro che è in me ha avuto il sopravvento: l’ho visto in italiano!!!

Sarò una merda!!!