25 marzo 2012

Tutta colpa di mio Cuggino!!!



Sono troppo buono!!! L’altra sera mi ha telefonato “mio cuggino” e mi ha chiesto di andare con lui a vedere Ghost Rider - Spirito di vendetta di Mark Neveldine e Brian Taylor. La mia risposta immediata è stata: “non se ne parla neanche, già il primo ha fatto CAGARISSIMO, figuriamoci questo!” A questo punto “mio cuggino”, grande appasionato di cinema (suo padre era il direttore del Cinema Massimo) mi ha suolato per ½ ora sui due registi. Punto sul vivo il CeneastaCagaAlto che c’è in me ha ceduto e siamo andati a vedere il film: una CAGATA ATOMICA!!! Volevo uccidere “a mio cuggino” e anche i due registi... ma sono troppo buono!!!

20 marzo 2012

Vi ho trascurato…



È vero, per mille motivi diversi, è un po’ che non sproloquio su questo blog. Mi dispiace e adesso rimedio subito. 
Posti in piedi in Paradiso di Carlo Verdone. Il soggetto mi intrigava parecchio: tre singles che per motivi economici si vedono costretti a condividere un appartamento. Ci si poteva sbizzarrire nell’inventarsi situazioni comiche con retrogusto amaro. Poteva scapparci una commedia di costume graffiante e cinica… purtroppo no!!! Verdone confeziona qualche momento divertente ma non riesce ad andare oltre. Gli interpreti, tutti sotto tono, sembrano lavorare al minimo sindacale. Voto 6-. 
Safe House – Nessuno è al sicuro di Daniel Espinosa. Poliziesco abbastanza scontato con Danzel Washington che non riesce a delineare un bastardo credibile come in Training day. L’esordiente regista svedese non riesce ad unire le numerose scene d’azione con una trama coinvolgente. Il risultato è piuttosto piatto e per niente originale. Voto 5/6. 
Hysteria di Tanya Wexler. Finalmente una commedia intelligente, molto ironica e assolutamente attuale, nonostante sia ambientata nella Londra del 1880. L’invenzione del vibratore è solo un pretesto per parlare di femminismo e diritti delle classi meno abbienti. È una gioia veder trattato un argomento così scabroso con classe e leggerezza. Voto 7 ½. 
Young adult di Jason Reitman. Ho professato più e più volte il mio totale amore per questo giovane regista figlio d’arte (Ivan “Ghostbuster” Reitman ne è il padre), dopo aver visto Thank you for smoking. Sono mesi che aspettavo di vedere la sua ultima fatica, convinto dai trailers, che sarebbe stata una commedia cinica e politicamente scorretta. Purtroppo no: il film è piuttosto noioso, poco graffiante e per niente divertente. Nonostante una Charlize Theron assolutamente in parte la pellicola arriva a stento alla sufficienza. 
The Double di Michael Brandt. Pseudo spy-story con Richard Gere, nei panni di un agente della C.I.A. in pensione, richiamato in servizio per catturare un fantomatico killer russo. Nel film tutto langue: l’azione, troppo spesso telefonata; i colpi di scena, uno troppo presto e l’altro troppo tardi; la recitazione, appena sufficiente; la regia, priva di mordente ed inventiva. Voto 5. 
50 e 50 di Jonathan Levine. Non è facile realizzare bei film con una malattia come collante della storia, il rischio di cadere nel patetico è altissimo. Figuriamoci una commedia!!! L’unico esempio degno di nota è Non è mai troppo tardi di Rob Reiner e due mostri sacri come Jack Nicholson e Morgan Freeman. Infatti Jonathan Levine non ci riesce, nonostante la buona volontà del protagonista Joseph Gordon-Levitt, il film è poco incisivo, per niente cinico e poco emozionante. Voto 6.

04 marzo 2012

Grazie zio Oscar!!!



L’ho visto!!! Mi è piaciuto moltissimo, ha strameritato di vincere perché è un gioiellino di perfezione stilistica ed emotiva. Sto parlando di The Artist di Michel Hazanavicius. Devo confessarvelo, ero un po’ scettico: un film in bianco e nero, muto non è facile da affrontare però, mi sono detto, se ha vinto tutti ‘sti premi un motivo ci sarà. I motivi sono moltissimi, oltre al protagonista Jean Dujardin assolutamente strepitoso, c’è una colonna sonora azzeccatissima che ci accompagna per tutta la durata della pellicola e una sceneggiatura da urlo. Dopo dieci minuti ci si scorda del parlato perché la storia ci coivolge avvolgendoci, ci trascina nella vita del protagonista e ci fa palpitare con lui. Jean Dujardin incarna alla perfezione il divo degli anni ’20 con i suoi capelli impomatati e i baffetti da sparviero. Una sorta di Douglas Fairbanks con il sorriso di Cary Grant e la grazia di Fred Astaire. Nel film si ride e ci si commuove all’unisono, l’atmosfera è diversa perché il pubblico fa parte integrante dello spettacolo: una senzazione bellissima. Spero che grazie al premio Oscar questo capolavoro possa ottenere il successo che merita perchè è cinema allo stato puro. Voto 9.
Ho visto anche In time di Andrew Niccol (Gattaca). Soggetto bellissimo realizzato malissimo. Uscito dal cinema, se avessi avuto il regista a portata di mano gli avrei dato una sberla: come si fa a rovinare un’idea così bella e originale!!!  Che peccato. Voto 5.